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Trasferimento dati UE-USA: parere negativo al Parlamento europeo


lunedì 20 febbraio 2023
di GDPRlab.it



Trasferimento dati UE-USA: la bozza di decisione sull'adeguatezza degli USA a ricevere i dati dei cittadini europei incappa nel primo stop. La commissione LIBE del Parlamento europeo esprime parere negativo.

 

La bozza di decisione sull'adeguatezza degli USA

La commissione Europea ha annunciato una bozza di decisione sull’adeguatezza degli Stati Uniti. Un passaggio fondamentale che sembrava aprire, nei fatti, la strada per un nuovo accordo sul trasferimento dati USA-UE.

La decisione di adeguatezza è, di fatto, un passaggio necessario, il primo mattone sul quale dovrà appoggiare necessariamente il Privacy Shield 2.0. É uno strumento previsto dal GDPR per trasferire dati personali di cittadini UE a paesi terzi che, secondo la valutazione della Commissione, offrono un livello di protezione dei dati paragonabile a quello offerto dal GDPR. Una volta adottata una decisione di adegutezza, le entità europee potranno trasferire dati personali alle società USA senza dover predisporre ulteriori garanzie di protezione dati.

Per approfondire > Trasferimento dati USA: ecco la bozza UE

Il problema è che il percorso di approvazione già è incappacto nel primo ostacolo (pur non vincolante).

 

La Commissione LIBE esprime parere negativo: no al trasferimento dati UE-USA con queste garanzie

La Commissione per le Libertà civili, la Giustizia e gli Affari Interni del Parlamento Europeo ha espresso parere negativo alla bozza di decisione di adeguatezza pubblicata lo scorso 13 Dicembre. In dettaglio la Commissione non vuole che la decisione di adeguatezza sia estesa anche agli Stati Uniti. Questo dice, chiaro e tondo, la Commissione LIBE nel parere che ha reso pubblico il 14 Febbraio 2023.

In particolare, spiega la Commissione, la decisione di adeguatezza fondata sul Data privacy Framework non va adottata perchè "non riesce a creare effettiva equivalenza" con il livello di protezione che fornisce, tramite vari regolamenti, l'Unione Europea.

Le obiezioni sollevate sono state più d'una:

  • anche se l'Executive Order di Biden fa riferimento a principi di proprozionalità e necessità, la definizione che nell'Order si dà a questi concetti e la loro intepretazione possibile alla luce delle normative statunitensi diverge molto dalla loro definizione e interpretazxione in UE;
  • la Data Protection Review Court opera tramite decisioni non pubbliche né disponibili ai denuncianti. La Commissione LIBE solleva perplessità rispetto alla trasparenza, indipendenza e imparzialità di tale organo dell'ordinamento statunitense;
  • altri Stati verso i quali l'UE ha approvato una decisione di adeguatezza dispongono di normative specifiche di protezione dei dati. Gli Stati Uniti hanno normative nazionali, ma non esiste una norma di livello federale sul tema;
  • il Presidente degli Stati Uniti ha la possibilità di modificare l'Executive Order. L'applicazione di tale prerogativa non è però chiara e genera incertezza.

 

Insomma la Commissione Live chiede alla Commissione Europea di

"di non adottare alcuna nuova decisione di adeguatezza in relazione agli Stati Uniti, a meno che non vengano introdotte riforme significative, in particolare ai fini della sicurezza nazionale e dell'intelligence".

 

E ora? I prossimi passi

Il parere della Commissione LIBE è un grosso intralcio sul percorso, urgente e necessario, per arrivare a sanare il vuoto normativo lasciato dalla dichiarazione di illegittimità del Privacy Shield (il precedente accordo per il trasferimento dati USA-UE). Nei prossimi mesi è comunque previsto il voto del Parlamento UE. Qualsiasi decisione sulla risoluzione non sarà vincolante per la Commissione Europea rispetto alla decisione di adeguatezza.

Per saperne di più > Privacy Shield: l’UE annulla l’accordo per il trasferimento dei dati personali negli USA
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