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Google VS Privacy: maxi risarcimento da 392 milioni di dollari


giovedì 17 novembre 2022
di Dott. Alessandro Mammoli



Google VS Privacy: finisce un iter legale iniziato nel 2018, con una maxi sanzione di 392 milioni di dollari. Big G era accusata di aver ingannato gli utenti sulla geolocalizzazione.

 

Google VS Privacy: la "carica" dei 40 procuratori generali

"Iniziamo dall'inizio", direbbe qualcuno e questa storia inizia quando i procuratori generali di 40 Stati USA trascinano Google in tribunale con l'accusa di aver fornito agli utenti informazioni "fuorvianti" su geolocalizzazione e gestione dei dati personali. In una nota, i procuratori esplicitava no che Google avrebbe violato svariate leggi in materia di tutela dei consumatori per la gestione della geolocalizzazione dei propri utenti

Per i procuratori cioè Google ha apertamente ingannato i propri utenti dal momento che continuava a localizzare quegli utenti che avevano disattivato (o per meglio dire pensavano di aver disattivato) il rilevamento della posizione. Analisi tecniche invece hanno dimostrato come il motore di Big G continuasse a raccogliere questa tipologia di dati.

 

L'indagine contro Google

L'indagine sui fatti si è protratta per quattro anni, appunto. Scaturiva dopo continue proteste delle associazioni a tutela dei consumatori e della privacy contro Google. Molte di queste associazioni avevano portato prove evidenti del fatto che il rilevamento dei dati di geolocalizzazione continuasse anche dopo la disattivazione della funzione. Non solo: nonostante Google negasse, molte associazioni affermavano come quei dati consentissero anche di rivelare l'identità dell'utente. Altro che "dati resi anonimi", spiegavano.

Accuse confermate dai procuratori generali che hanno ricostruito l'intera filiera del dato. Da questa ricostruzione è emerso come l'insieme dei vari servizi Google (motore di ricerca, maps, app connesse al Wi-Fi, torri dei telefoni cellulari) consentiva a Google di costruire una cronologia dettagliata di tutti i movimenti degli utenti, che finiva poi archiviata sui server della Big Tech.

L'interruzione della geolocalizzazione anche di quegli utenti che avevano disattivato tali servizi sarebbe andata avanti fino al Maggio 2018 (data di entrata in vigore del GDPR…).

 

Il vuoto normativo negli Stati Uniti

Questa vicenda si inserisce, sottolinea il New York Times nel riportare la notizia, in un vuoto normativo sul tema privacy che ormai affligge la legislazione USA da oltre un decennio. Per quanto sia democratici che repubblicani siano d'accordo sulla necessità di emanare una normativa ad hoc a difesa dei consumatori e della loro privacy, v'è ampio disaccordo sulle modalità. Al punto che, a tutt'oggi, negli USA un regolamento sul modello del GDPR non è neppure in votazione.

Ciò non ha salvato i giganti tecnologici dall'obbligo di applicare il GDPR nei confronti dei cittadini europei e, ne abbiamo reso spesso notizia, ciò ha comportato pesanti multe per violazione privacy a nomi del calibro di Google, Amazon, Meta ecc…

Sul punto della geolocalizzazione comunque Google ha fatto sapere di aver risolto il problema:

“coerentemente con i miglioramenti che abbiamo apportato negli ultimi anni, abbiamo risolto questa indagine basata su politiche di prodotto obsolete che abbiamo modificato anni fa” si legge in una nota istituzionale della società.

Per saperne di più > Google pubblica i dati di chi richiede il diritto all’oblio: sanzione del Garante




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