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mercoledì 2 marzo 2022
di Avv. Gianni Dell'Aiuto
Il metaverso si è affermato come il futuro dei social (e soprattutto di Facebook). Ma quali sono i campi di applicazione? Quali interrogativi etici solleva? A quali rischi espone i dati?
Come nella canzone di Gino Paoli. Immaginiamo un bar, magari all’aperto, dove un qualsiasi utente della rete decide di bere un caffè e scambiare quattro chiacchiere con i presenti. Ma non i soliti amici di sempre, vuole quattro amici speciali. Diciamo Platone, Shakespeare e Sigmund Freud? Oppure Marylin Monroe, Cleopatra e Lady Diana per chi preferisse una compagnia femminili. Perché no. Forse sto dando un’idea a qualche azienda, ma penso che imprenditori lungimiranti e visionari già abbiano pensato a mettere su una realtà virtuale in cui poter incontrare gli avatar di personaggi storici, usano i loro scritti, le biografie, le immagini.
Oppure qualcuno ha pensato alla possibilità che gli invitati a questo caffè siano i genitori che non ci sono più, i nonni o qualche amico morto anni prima. Impossibile? Direi proprio di no. Oggi la tecnologia va ben oltre i miracoli. Già possiamo creare un nostro avatar per giocare online o scambiare interazioni sui social. Siamo poco lontani dal poter disporre di un nostro doppione digitale che si può muovere nella realtà virtuale in maniera realistica.
Lasciando da parte i personaggi del passato, vengono da porsi problemi di natura etica e, ovviamente, molte domande in materia di protezione dei dati. Ridare la vita a qualcuno che è morto? Mettere online una persona che non c’è più e che, verosimilmente, ha ancora vivi figli e parenti se non addirittura i genitori?
Il metaverso potrebbe, ad esempio, essere utile per una coppia che vive in Australia far vedere e virtualmente abbracciare i loro figli ai nonni che vivono in Europa o Canada. Forse meglio di una videochiamata.
In India una coppia si è sposata nel metaverso e, a parte la stranezza della cosa, tra gli invitati c’era l’avatar del padre della sposa, da poco defunto. In teoria, almeno fin qui, nulla di male sembrerebbe. Ma cosa potrebbe accadere se fosse un perfetto estraneo a mettere insieme i dati raccolti in rete a creare un doppione digitale di un’altra persona? E non dimentichiamo che questo avatar interagisce con altre persone tramite i loro terminali digitali sui quali possono essere conservati e messi a disposizione di altri utenti (magari malintenzionati) di internet, tutti i loro dati personali.
Facebook/Meta si pone in questo senso come azienda che, per prima, sta andando in questa direzione. Inoltre, diciamo la verità, ha a disposizione un’utenza che non vede l’ora di aumentare opportunità e modalità di interagire. Ovviamente rimanendo comodamente sul proprio divano, usando non solo le apposite visiere ma anche con esoscheletri e mani virtuali.
Il metaverso potrebbe trovare utili applicazioni anche nel mondo del lavoro. Le aziende potranno tagliare ulteriori costi per spazi e spostamenti. In ogni caso, i problemi di privacy e gestione del dato aumentano continuando a percorrere questa strada che sembra ormai senza ritorno. In questi contesti gli ulteriori dati che si troveranno in rete potranno essere reazioni, comportamenti, la curvatura della poltrona su cui ci siamo seduti.
Una riflessione > La patrimonializzazione del dato: contratti iniqui conclusi ogni giorno
Per quanto attiene in particolare alla protezione dei dati le problematiche sono evidenti. Le aziende che vorranno sviluppare questa tecnologia, anche solo offrendo giochi che permettano all’utente di proiettarsi nel metaverso, devono tenere presente ogni possibilità di interazione e quale tipo di dati sono necessari per crearla e gestirla. Una sfida quindi non solo per la protezione da attacchi informatici dei database e delle memorie; ovviamente gli attaccanti sono consapevoli che aziende del settore hanno a disposizione miniere di informazioni e dati sensibili estremamente appetibili.
Anche le informative da sottoporre agli interessati dovranno essere puntuali. Questa è una tematica che va a toccare anche il lato etico, finora molto poco valutato, dell’uso della rete. Cosa accadrà, infatti, degli avatar di defunti? Potranno essere rivendicati da possibili eredi o resteranno per sempre in qualche cloud?
Quello dell’eredità del patrimonio digitale di una persona è un tema che sicuramente merita maggiore attenzione rispetto a quella avuta fino ad oggi. Il metaverso non potrà non tenerne debito conto.
Per approfondire > La protezione dei dati nel mondo del metaverso
mercoledì 9 ottobre 2024
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