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Dark figure e cybercrime: conosciamo la verità sui furti dati?


martedì 22 giugno 2021
Avv. Gianni Dell’Aiuto





In criminologia si parla di Dark Figure of crime o Hidden Figure. Si tratta di quel numero di reati che, per le più svariate ragioni, non vengono denunciati e quindi non compaiono sulle statistiche contribuendo così a rendere i numeri reali incerti e, forse creare ostacoli nella lotta al crimine. Pensiamo, ad esempio, al numero di piccoli scippi non denunciati perché il bottino è stato talmente esiguo al punto di indurre la vittima a pensare (a volte purtroppo a ragione) che il tempo necessario a scrivere carte o rendere interrogatori e un intervento delle autorità giudiziaria vadano ad aggiungere il danno alla beffa. La cronaca e l’esperienza, anche qui purtroppo, ci insegnano che anche molti reati di violenza non vengono denunciati per paura o vergogna. La percentuale dei reati non denunciati è comunque inferiore rispetto a quelli più gravi, ma i piccoli furti, in strada o addirittura in appartamento potrebbero non essere denunciati perché la vittima semplicemente non si accorge dell’accaduto e pensa di avere smarrito un portafogli o il cellulare.

Ma cerchiamo di portare l’attenzione sul cybercrime e la protezione dei dati: mai come in questo caso il rischio di non poter denunciare il furto di dati è altissimo in quanto realmente il Titolare del trattamento potrebbe non accorgersi dell’avvenuta sottrazione da parte di hacker che, invece di chiedere il classico riscatto, scoprono di avere a disposizione un database a cui attingere costantemente e, di conseguenza, preferiscono lasciare un’azienda nel dubbio. Teniamo poi presente che moltissime aziende o privati preferiscono pagare somme più o meno ingenti per rientrare nella disponibilità di dati sottratti per evitare non solo problemi di gestione, ma anche per sottrarsi alla denuncia obbligatoria al Garante, che comporterebbe l’apertura di un procedimento che potrebbe concludersi con una pesante sanzione pecuniaria ed un danno di immagine difficilmente recuperabile.

A queste ipotesi, che sono solo le prime che vengono alla mente, dobbiamo aggiungere le truffe online e cerchiamo di immaginare quanti possano essere, ad esempio, gli anziani truffati da sedicenti donne innamorate, che si vergognano di denunciare per esserci cascati o coloro che non perdono tempo a denunciare una truffa di pochi euro o dollari perché il cellulare acquistato non è mai stato consegnato. Numeri ben più alti, ancora non denunciati, potrebbero essere portati dai casi di cyberbullismo, commessi in maniera strisciante magari da minorenni? E quanto materiale pedopornografico viene illegalmente scambiato magari nel dark web?

Internet è una piazza in espansione nella quale è normale vengano compiute tutte le azioni, anche criminali, che possono essere realizzate nella vita reale; inoltre, la rete offre maggiori possibilità di anonimato e di conseguente impunità che inducono una maggiore sicurezza, se non spavalderia, nei cybercriminali.

Il fenomeno è già stato oggetto di studi che hanno posto in evidenza come i crimini informatici contro la proprietà siano in costante aumento e comprendono un'ampia varietà di reati perpetrati online tra cui furto di identità, furto e frode di carte di credito, attacchi informatici alle reti organizzative con conseguenti violazioni della sicurezza, acquisto e vendita di dati. Si tratta di una sfida sempre crescente alla sicurezza informatica per la quale i tecnici devono cercare nuovi strumenti di difesa.
Ma non possiamo prescindere da una consapevolezza da parte di chi subisce reati che denunciare è importante. Altrimenti i rischi potranno solo aumentare.

 




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