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Randonautica, Omegle e chissà quanto altro in rete. Siamo in grado di controllare e proteggere i più piccoli?


martedì 16 febbraio 2021
di Avv. Gianni Dell'Aiuto





Prendiamo atto che è impossibile per chiunque conoscere quanto contenuto in Internet: il contenuto del web in chiaro, raggiungibile ad esempio tramite Google, è stimato in meno del 5% dell’impressionante mole di dati e informazioni che sono in costante aumento, a ritmo impressionante. Facebook, Instagram, Twitter sono a loro volta soltanto alcuni degli strumenti che permettono di connettersi con chiunque sia dall’altra parte dello schermo, ma esistono sicuramente centinaia di altre applicazioni e piattaforme che consentono di interagire magari iniziando da un gioco che può essere anche di ruolo.

Sicuramente i nativi digitali hanno molta più facilità ad usare questi strumenti: sono nati con la tastiera in mano e sanno muoversi con sorprendente abilità e cogliere ogni novità grazie alla loro mente elastica e allenata, che li porta anche ad accettare sfide o addentrarsi in zone oscure e pericolose. I recenti fatti connessi a TikTok hanno attirato l’attenzione su questo social già oggetto di pesanti critiche, ma non certamente il solo che è fonte non proprio nascosta di pericoli.

È il caso di Randonautica, una app di grandissimo successo tra gli under 20: una specie di lampada di Aladino che permette, dopo essersi registrati e geolocalizzati, di entrare nel mistero e vivere avventure sula base delle indicazioni e preferenze fornite dal randonauta che può muoversi e vivere nella sua stessa città, un’avventura che porta a destinazioni ignote. Il problema? Su TikTok ovviamente spopolano gli immacabili video di chi entra in proprietà private, ruba oggetti, entra in luoghi pericolosi. Viene da chiedersi chi potrebbero incontrare gli utenti ovviamente giovanissimi.

Possiamo poi passare ad Omegle, un sito di chat online che permette agli utenti, a cui basta dichiarare di avere più di tredici anni, di parlare con chiunque senza registrarsi: basta inserire un argomento e automaticamente si inizia a parlare con uno sconosciuto semplicemente chiamato “stranger”. Chi ci sarà al cellulare che risponde?

Chatroulette è un sito creato nel 2009 da un diciassettenne di Mosca nel 2009 ed anche qui non è necessario registrarsi per potersi connettere via webcam con uno sconosciuto che si trova in qualsiasi altra parte del mondo. Un modo per passare il tempo su un sito segnalato più volte come strumento per veicolare contenuti sessualmente espliciti coperti da un anonimato quasi assoluto e che ha assunto misure quali dissuadere i minorenni dal suo utilizzo e proibire la pornografia. Ma da quanto si può leggere in rete il 30% dei visitatori ha meno di diciotto anni e ogni giorno verrebbero registrati circa cinquantamila utilizzi impropri del sito. Difficile sostenere che questa piattaforma, accessibile a tutti senza controllo, possa offrire la benché minima sicurezza.

Per la sua pericolosità verso i più piccoli utilizzatori della rete è stata segnalata tra le tante che lo consentono, IMVU. Si tratta di un sito che permette giochi di ruolo di tutti i tipi mediante avatar che, per la maggior parte, sono orientati verso il sesso e gli utenti di sesso femminile e i più giovani corrono il rischio di essere letteralmente bombardati da messaggi indesiderati. IMVU è un ibrido tra un social e un servizio di messaggistica che, come le altre menzionate, non fa controlli sull’età degli utenti.

A questo punto sembra addirittura superfluo porre in evidenza come nessuna di queste piattaforme e applicazioni applichi correttamente il GDPR; nelle informative si legge che i dati saranno comunicati a partner e fornitori, ma il problema più grave non sembra essere certo quello. Il punto resta che in rete è realisticamente impossibile avere controlli all’accesso da parte di minorenni che vengono così esposti a rischi che ben possono essere immaginabili. Difficile per le famiglie riuscire a mettere dei freni alla libera navigazione dei figli una volta che li hanno dotati di uno smartphone e la necessità di forme di controllo sovranazionali si fanno sempre più pressanti e non è solo una questione di privacy.




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