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Ridendo e giocando... che male ti fai! I rischi dell’uso di app in internet


mercoledì 5 ottobre 2022
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



Avete presente quella app che vi permette, inserendo una vostra fotografia, di ringiovanirvi o invecchiarvi di anni? Avere i capelli più lunghi o una barba diversa? Togliere o aggiungere rughe? Esatto proprio quella app he avete scaricato gratis e magari la usa vostro marito e i figli? O l’amico spiritoso che ci manda la nostra immagine ottuagenaria? E quell’altra app che vi permette di giocare per passare il tempo magari sfidandovi con uno sconosciuto che, chissà, potrei anche un giorno conoscere. Qualcuno (chiamiamolo Tizio) ha perso tempo e, probabilmente, impegnato del denaro per creare quelle app e metterle a disposizione dell’intero popolo di Internet. Gratis! Quanta generosità.

Tizio però potrebbe ottenere qualcosa perché tramite quella app può inondare il vostro cellulare di pubblicità e, forse, molti decidono di acquistare quell’attrezzo per esercitarsi senza andare in palestra o un corso di yoga. Oppure scaricare un’altra app, gratuita, per fare esercizi contro il mal di schiena o con ricette vegetariane. E così via. Tutto ciò, ovviamente, può essere condiviso sui social per far sapere ai vostri follower il punteggio ottenuto e le sfide vinte a qualche gioco. Ecco che Tizio viene a sapere quasi tutte le vostre preferenze in fatto di gusti, alimentazione, forse musica e, probabilmente, qualche malattia o altre informazioni sulle abitudini vostre e dei vostri familiari.

Le immagini del vostro volto, chissà, potrebbero finire in mano a qualcuno, magari un truffatore, che le può usare per ricreare un vostro documento, risalire ai dati della vostra carta di credito con cui avete pagato quella maglietta - incredibilmente economica - personalizzata. Potete immaginare le conseguenze. O forse no? Se la vostra foto finisse su un documento venduto sul deepweb ad un narcotrafficante o qualcuno la usasse per adescare minori? Quadro troppo catastrofico? Forse, ma in tutte le ipotesi avanzate, e troppe altre potremmo farne, c’è del vero. Insomma, a Tizio avete aperto letteralmente la porta della vostra casa, regalato la vostra personalità digitale, forse anche quella reale, e lo avete messo in condizione di poter vendere i vostri dati, personali e comportamentali, a chiunque che potrebbe utilizzarli per scopi più o meno leciti. 

Per approfondire > I rischi della rete: furto di identità e digital kidnapping

E la privacy policy?

Altra piccola notazione: avete mai fatto caso che moltissime app hanno una privacy policy da accettare? E che, ancora, specialmente quelle che avete scaricato dieci anni fa e su cui ancora giocate non indicano chi è il loro titolare? Ergo, noi quasi mai sappiamo chi è Tizio. 

In ogni caso, anche laddove la app mettesse a disposizione una privacy policy da accettare, ho molti dubbi che ognuno di noi perda del tempo a leggere con attenzione tutto il documento scritto sempre in legalese e caratteri piccolissimi. Chi è Tizio? Quel generoso sviluppatore di software che si impegna a regalare i prodotti del suo ingegno? Potrebbe essere la Spectra come un misterioso potere occulto. Potrebbe essere un Harry Potter del computer che guadagna dalla sua tastiera generando traffico e vendendo spazi pubblicitari. Nel caso di TikTok è stato ipotizzato da Anonymous che sia il governo cinese a gestire la piattaforma più amata dai giovanissimi a fini di spionaggio. Il punto centrale è che non lo sappiamo e difficilmente verremo a saperlo.

E se la app la usasse nostro figlio? Quali dati potrebbe concedere a questi controllori della jungla di internet e come potrebbero essere utilizzati? Quali dati o informazioni potrebbe rivelare, nella sua giovanile inconsapevolezza a Tizio? Forse sarebbe meglio ripensare tutti gli usi che facciamo del nostro cellulare, di che cosa vi scarichiamo e come lo usiamo. E sempre, ogni tanto, chiedersi chi c’è dall’altra parte dello schermo.

Per saperne di più > Il GDPR come possibile barriera al furto di identità




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