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Nuova indagine del Garante: sotto la lente di osservazione le app che rubano i dati accendendo il microfono degli smartphone


giovedì 30 settembre 2021
di GDPRlab.it



Si è mosso sulla scia di un servizio di approfondimento televisivo nel quale si denunciava come moltissimi utenti avessero segnalato che, nel corso dell'uso dei propri smartphone, al semplice nominare alcune parole chiave (sui propri gusti, su progetti, su viaggi ecc..) vedessero comparire pubblicità a tema. Così il Garante ha avviato apposita istruttoria, spiegando in una nota di aver deciso di scendere in campo a causa del fatto che questo fenomeno è sempre più diffuso e va di pari passo col numero sempre crescente di app che scarichiamo sui nostri telefoni.

Al momento dell'installazione, le app richiedono una serie di permissioni che, almeno in teoria, dovrebbero essere solo quelle strettamente necessarie alle funzionalità per la quale l'app si propone al pubblico: tra queste, molto spesso si trova quella per l'accesso e l'utilizzo del microfono. La leggerezza con la quale gli utenti accettano le autorizzazioni è nota e proprio di questo alcuni si approfittano: è qui, che si apre la strada a quelle attività che il Garante definisce come "illecito uso di dati alle spalle di persone ignare".

L'istruttoria avverrà in collaborazione con il Nucleo Speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza e si articolerà nella verifica del comportamento di una serie di applicazioni tra le più scaricate: di queste verrà verificato che l'informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e che il consenso al trattamento dei dati sia stato reso correttamente.

Questa attività, spiega il Garante, si affianca "a quella già avviata sulla semplificazione delle informative, attraverso simboli ed immagini, affinché gli utenti e i consumatori siano messi in grado in maniera sintetica ed efficace di fare scelte libere e consapevoli."




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