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AgCom e Garante Privacy: ecco i nuovi componenti, (ri)ecco la vecchia politica


mercoledì 15 luglio 2020
di Alessandro Papini - Presidente AIP



Dopo mesi e una sequela di rinvii, ieri Martedì 14 Luglio, sono stati proclamati i risultati per la nomina, da parte di Camera e Senato, dei nuovi componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) e dell'Autorità Garante per la Protezione dei Dati personali. Il Senato ha eletto Agostino Ghiglia (con 123 voti) e Pasquale Stanzione (con 121 preferenze) per il Collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Laura Auria (con 123 voti) e Elisa Giomi (con 110 preferenze) invece quali componenti dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. La Camera ha eletto Antonello Giacomelli ( 211 voti) ed Enrico Mandelli (202) componenti dell’Autorita Garante per le Comunicazioni e Guido Scorza ( 237 voti) e Ginevra Cerrina Feroni (209 voti) componenti del Garante della Privacy.

La Presidenza del collegio del Garante Privacy va, secondo consuetudine, al candidato eletto più anziano tra i 4, quindi a Pasquale Stanzione, classe 1945: chi sperava in un atto di coraggio che scavalcasse e abolisse una consuetudine obsoleta secondo la quale si "premia" l'età anagrafica è rimasto deluso. Il presidente dell'Agcom invece verrà nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio.

Ora, se finalmente c'è da essere felici che le nomine siano state fatte e che questi organismi siano stati rinnovati, pur con un anno di ritardo, tocca comunque registrare come ancora la situazione sia grave. Da più parti, sia politiche che degli addetti, è stato sollevato il problema della scarsa trasparenza che ha circondato le nomine di Garante Privacy e AgCom: le denunce pubbliche, ma mi sento di dire anche quello che è trapelato, hanno parlato apertamente di nomi sussurati, intrighi di palazzo, elezioni rimandate più volte in assenza di un accordo che ha a che fare con gli equilibri politici e non di certo con il vero e fondato confronto tra i candidati, le loro esperienze, i loro curricula, le loro progettualità rispetto al ruolo e al futuro delle rispettive autorità.

E' un problema serio questo, nel momento in cui il GDPR si fa colonna portante della politica comune europea e la digitalizzazione diviene quel treno che l'Italia deve urgentemente afferrare per non naufragare nelle difficoltà economiche che si prospettano per i prossimi anni: difficile farlo con autorità che, senza nulla togliere alla rispettabilità e professionalità dei nominati, sembrano ridotte a pratiche burocratiche e strumenti di accordo tra i partiti, anzichè due motori fondamentali di un Italia e di un Europa in transizione.

Il caso più eclatante è quello dell'AgCom, per la quale la procedura non ha previsto neppure un avviso pubblico per sollecitare l'invio di candidature: nessun elenco quindi, scatola chiusa...a discrezione dei Capi Gruppo. Eppure l'AgCom è un ente fondamentale le cui direttive plasmano direttamente i futuri assetti culturali e tecnologici, ma anche politici, del Paese: deve svolgere funzioni di regolamentazione e vigilanza nelle telecomunicazioni, nell'audiovisivo, nelle poste,nell editoria e già questo elenco rende l'idea dell'importanza dell'ente. Che però ha anche urgentemente bisogno di ammodernarsi: la legge non assegna all'AgCom particolari competenze in termini di web e Internet. Una lacuna gravissima che da più parti si chiede di affrontare, ma senza successo: forse perchè nessuno si prende la briga di dare una linea chiaramente orientata al futuro ad un ente la cui importanza passa in secondo piano rispetto alle diatribe politiche.

Per quanto riguarda invece il Garante Privacy, i nomi che circolavano erano due: Ignazio la Russa, sostenuto dal centrodestra, e Pasquale Stanzione, sostenuto dal Pd. Poi si, c'erano ben 86 diverse candidature, professionisti che hanno nel loro know how una egregia esperienza di digitale, cyber risk e sicurezza IT, ed ancora insigni ed emeriti luminari nel campo della privacy e del Regolamento Europeo. Tutti comunque accomunati da una caratteristica che erroneamente consideravo premiante: la relativamente giovane età, che avrebbe consentito loro di trovarsi a proprio agio in un macrocosmo che è nato e si è sviluppato negli ultimi 20 anni e che gli hacktivisti italiani di Anon e di LulzSec non mancano giornalmente di farci notare quanto inadeguatamente sia protetto e quanto sia facile per hacker senza scrupoli rubare dati e farci commercio nel dark web. Ma si sa, conta la politica: alla fine evidentemente anche il centrodestra ha appoggiato il nome di Pasquale Stanzione, comunque preferito rispetto ad altri candidati come Oreste Pollicino, proposto dal M5S.

Che dire, non posso che augurare un buon lavoro ai nuovi membri delle nostre Autorithy, augurio sincero e sentito proprio alla luce delle grandi sfide (tecnologiche, politiche, geopolitiche, sociali) che dovranno affrontare. Resta il rammarico che forse, con buona pace di Banca d'Italia (di cui ad oggi è Consigliere) e dei giuristi cattolici dell'Arcidiocesi di Salerno (di cui è Presidente), per la nostra Autorità Garante della Protezione dei dati una figura più orientata verso l'information Technology e la cibersicurezza avrebbero potuto individuarla tra i curricula arrivati... e si che cen 'erano!




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