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Rinunciare alla privacy per combattere il coronavirus? AIP: “si può fare, ma attenzione ai rischi”


martedì 24 marzo 2020
di Alessandro Papini - Presidente Accademia Italiana Privacy



 

di Alessandro Papini - Presidente Accademia Italiana Privacy

Firenze, 24 marzo 2020 – Di fronte all’emergenza sanitaria collegata alla diffusione di Covid-19, si stanno facendo largo anche in Italia ipotesi di un approccio simile a quello adottato della Corea del Sud, che ha previsto l’utilizzo di strumenti tecnologici per tracciare i movimenti dei cittadini e poter isolare così i casi di infezione.

Le valutazioni sull’efficacia e i rischi di un approccio di questo genere richiedono un’attenta valutazione e di sgombrare il campo da un primo, possibile, equivoco. Una strategia del genere non avrebbe l’obiettivo di monitorare gli spostamenti di chi è già stato identificato come positivo al virus. Gli individui in questa condizione, infatti, sono già tenuti a rimanere in quarantena e l’utilizzo della tecnologia sarebbe (si spera) inutile per persone che sanno perfettamente di dover azzerare i rapporti sociali.

Il tracciamento delle persone sarebbe utile invece per creare un database che consenta, a posteriori, di verificare gli spostamenti di chi si scopre essere positivo al coronavirus in modo da poter identificare le persone con cui è venuto in contatto e agire di conseguenza per sottoporli al test. In altre parole: si tratterebbe di avviare un meccanismo di registrazione degli spostamenti di tutta la popolazione e la creazione di un database a disposizione delle autorità che permetta di ricostruire minuziosamente la loro attività nel caso in cui questo fosse necessario.

La semplice registrazione degli spostamenti tramite cella, però, non è sufficiente per sapere con quali persone il soggetto è venuto davvero a contatto ed è impensabile immaginare di controllare tutte le persone che si sono trovate in sua prossimità.

Una soluzione per restringere il campo potrebbe essere quella di chiedere ai cittadini di installare volontariamente un’applicazione che, oltre a usare un sistema di rilevamento basato su GPS (più preciso della triangolazione tra celle), possa accedere a informazioni come l’elenco dei contatti (anche sui social network) per “filtrare” gli incontri evidenziando quelli più rilevanti, cioè quelli che riguardano effettivamente persone con cui potrebbe aver avuto contatti per poterle avvisare e consentirgli di effettuare il test..

Stiamo parlando, quindi, di una colossale deroga alle norme sulla privacy. Qualcosa per cui sarebbe necessario, prima di tutto, un intervento legislativo ad hoc. In secondo luogo, un’ipotesi del genere richiederebbe la predisposizione di un sistema estremamente trasparente, con accorgimenti che garantiscano non solo l’accesso limitato alle sole informazioni davvero rilevanti, ma anche il fatto che i soggetti autorizzati ad accedervi siano puntualmente identificati e ristretti alle autorità competenti.

Infine, un progetto del genere deve necessariamente prevedere un termine e un processo di shut down, che preveda la cancellazione di tutti i dati e il suo smantellamento una volta superata la crisi. Il rischio che un sistema del genere, una volta messo in moto, possa trasformarsi in uno strumento di sorveglianza di massa è infatti inaccettabile.

Qualsiasi iniziativa in questo senso, quindi, deve passare attraverso un rapido ma approfondito esame degli aspetti legati alla tutela della privacy e della riservatezza dei cittadini. Sia in corso di utilizzo, sia nell’immediato futuro.

 

Su Accademia Italiana Privacy
L’Accademia Italiana Privacy è un’associazione fondata nel 2018 che riunisce, promuove e rappresenta le professioni operanti nell’ambito privacy e cyber security attraverso una costante attività di formazione e di controllo. Si propone come interlocutore qualificato ad ogni livello istituzionale ed associativo per un confronto sulle tematiche relative alla normativa in materia di tutela dei dati personali ed alla sua applicazione, interpretazione ed evoluzione. La missione dell’Accademia è promuovere con ogni mezzo la conoscenza e la diffusione di buone pratiche per l’applicazione delle normative vigenti in materia e creare sinergie tra i soci per un confronto e uno scambio costante e continuo. Il suo obiettivo attuale è porsi come soggetto e punto di riferimento nazionale per valutare l’evoluzione giuridica e tecnica della materia della tutela dei dati personali, fornendone una propria interpretazione e promuovere corsi di formazione, convegni, seminari, ricerche e pubblicazioni dedicate alle tematiche della privacy. Mentre nel medio termine l’associazione si propone di estendere il proprio raggio d’azione trasformando la propria identità in Accademia Internazionale Privacy.

 

Contatti per la stampa

Naper Multimedia – Zoe Sarah Perna – [email protected] – cell. 333.2585959




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