GUARDA QUIhttps://accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/2002/01.jpg
lunedì 13 ottobre 2025
Di Avv. Gianni Dell’Aiuto
Un sito che si presenta come goliardico, ironico, “per soli adulti”. In realtà, un archivio di immagini e video diffusi senza consenso. Pheega.com e piattaforme simili, in Italia come in Europa, hanno mostrato quanto fragile possa essere la protezione dell’intimità femminile quando la tecnologia diventa strumento di sopraffazione. La vicenda, che ha suscitato scalpore mediatico e aperto indagini giudiziarie, mette in luce una verità spesso ignorata: la privacy non è un dettaglio burocratico.
Per saperne di più > Piattaforme, siti particolari, incontri e riservatezza: il consenso non basta
È una barriera che difende la dignità, un argine che, se cede, lascia passare umiliazione, discriminazione, violenza digitale.
Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati, il GDPR, è stato spesso percepito come un insieme di moduli da compilare o caselle da spuntare. Eppure, per le donne coinvolte in queste vicende, rappresenta l’unico strumento giuridico immediatamente disponibile per rivendicare diritti, chiedere la rimozione dei contenuti, ottenere risarcimenti.
La privacy, qui, non è più un concetto astratto: diventa scudo concreto contro la diffusione incontrollata del proprio corpo e della propria identità. Parlare di fotografie intime, di dettagli biometrici, di informazioni che raccontano sesso, orientamento, relazioni affettive, non significa trattare “dati qualunque”.
Questi elementi incidono profondamente sulla vita delle persone. Una foto sottratta o condivisa senza consenso può compromettere una carriera, spezzare legami familiari, diventare stigma sociale. La violazione non è tecnica: è esistenziale.
I siti che ospitano o diffondono questo materiale operano spesso in zone grigie, dietro server stranieri, con disclaimer che li dichiarano “non responsabili dei contenuti caricati dagli utenti”.
Una strategia difensiva che contrasta con il quadro normativo europeo, che invece pretende trasparenza, accountability e tracciabilità.
Il GDPR, il Digital Services Act e lo stesso AI Act impongono doveri di vigilanza e di intervento: non basta più offrire uno spazio neutro, bisogna impedire che quello spazio diventi un mercato della violazione.
Ma c’è un livello ulteriore, ancora più inquietante. La pubblicazione di immagini intime senza consenso non è solo uno strumento di umiliazione. Può trasformarsi in ricatto. Alcune inchieste in corso ipotizzano veri e propri sistemi di estorsione: chiedere denaro o favori per cancellare contenuti compromettenti. Non è difficile immaginare come, in questo contesto, i gestori possano passare da meri spettatori a complici attivi, alimentando un meccanismo criminale che sfrutta la vulnerabilità delle vittime.
Approfondisci > Privacy al femminile: una questione concreta, non di genere
Da questo scenario emerge un insegnamento chiaro: la protezione dei dati è anche emancipazione. Significa poter dire “questa immagine è mia e decido io se mostrarla”. Significa garantire che la tecnologia non diventi l’ennesimo strumento di dominio, che la libertà femminile non si fermi sulla soglia di un sito internet.
La privacy, lungi dall’essere neutra, vive dentro i rapporti di potere, e difenderla significa riequilibrare quelle dinamiche. L’Europa ha aperto questa strada con il GDPR e con le nuove regole sull’intelligenza artificiale. Altri continenti stanno osservando e, in alcuni casi, seguendo. Non è solo diritto, è cultura. È la consapevolezza che non esiste innovazione senza fiducia, e che non c’è fiducia senza protezione del dato.
E qui il discorso si fa inevitabilmente amaro.
Perché è facile proclamare principi, approvare regolamenti, annunciare nuove tutele. Ma la realtà è che, ancora oggi, troppe donne devono difendersi da un web che somiglia più a una giungla che a una piazza. E quando la protezione dei dati diventa l’ultimo argine, vuol dire che gli altri argini – educazione, rispetto, cultura – hanno ceduto da tempo.
La prossima volta che qualcuno dirà che la privacy è solo carta, ricordiamogli queste storie. Perché senza privacy molte donne non
giovedì 9 ottobre 2025
CONDIVIDI QUESTA PAGINA!