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Formazione e regole: il vero antidoto agli incidenti di sicurezza


giovedì 2 ottobre 2025
Di Avv. Gianni Dell'Aiuto



La prima barriera contro gli attacchi informatici non è il firewall o l’antivirus. Sono i dipendenti.

Formare per consolidare la sicurezza 

Eppure, troppo spesso, vengono lasciati soli, impreparati, convinti che la sicurezza sia un problema “degli informatici”. È un errore colossale: il 90% degli incidenti nasce da comportamenti sbagliati o distratti. Una mail truffa aperta, un link cliccato senza pensarci, una password debole.

Non serve immaginare l’hacker geniale che penetra nei sistemi: la porta principale, di solito, la apriamo noi.

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Per questo la formazione non è un lusso, ma la prima linea di difesa. Eppure, è la più dimenticata. In molte aziende non se ne parla, o si riduce a un paio di slide inviate per posta. Ma un dipendente che non sa riconoscere un tentativo di phishing è come un vigile urbano che non conosce i segnali stradali: non può far rispettare regole che non ha mai imparato.

Ma la formazione, da sola, non basta. Perché per essere efficace deve poggiare su regole chiare. E qui entra in gioco il secondo grande dimenticato: il regolamento interno. Tutti parlano di policy, di procedure, di “best practice”. Ma quando si va a vedere cosa c’è scritto davvero in azienda, spesso la risposta è: nulla. Nessuno ha messo nero su bianco chi può fare cosa con i dati, con i device, con il cloud.

Un regolamento interno non è un copia e incolla da internet. Non è un documento generico che “copre” tutto e nessuno. È uno strumento vivo, che va scritto in base a quella specifica azienda, con i suoi processi, i suoi rischi, i suoi punti deboli. Perché non esiste una medicina che guarisca tutte le malattie, e nemmeno un regolamento valido per tutte le imprese. Ogni realtà deve costruire il proprio, adattato alle proprie persone e ai propri strumenti.

Ed è bene chiarirlo una volta per tutte: la privacy policy non è quella paginetta del sito che nessuno legge. È molto di più. È un insieme di istruzioni, responsabilità, ruoli e controlli che guidano la vita quotidiana dell’azienda.

È ciò che spiega, ad esempio, chi può accedere ai dati dei clienti, come si usano i dispositivi aziendali, quali procedure seguire se avviene un incidente. Ridurla al documento online significa non aver capito nulla di cosa sia davvero la protezione dei dati.

Inoltre, il data breach non è una possibilità remota: è una certezza. Prima o poi accade. Non importa quanto crediate di essere piccoli o protetti: basta una mail sbagliata, un dispositivo perso, un fornitore distratto.

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La vera differenza non sta nel “se”, ma nel “quando” e soprattutto nel “come”. Sapete che cosa fare quando accade? Sapete chi chiamare, chi informare, quali passi mettere subito in atto per ridurre i danni? Molte aziende scoprono troppo tardi di non avere un piano, un responsabile, un consulente a cui rivolgersi. E allora il tempo si trasforma in un nemico: ogni ora di ritardo costa denaro, reputazione, fiducia.

Conclusioni 

È questo il punto che imprenditori e manager dimenticano: la sicurezza non si compra in blocco. Si costruisce giorno dopo giorno, formando chi lavora e scrivendo regole su misura. Altrimenti si vive nell’illusione: dipendenti “formati” che non hanno mai visto una simulazione reale, regolamenti scritti che nessuno conosce, policy copiate da Google che non hanno nulla a che vedere con l’azienda.

La sicurezza vera nasce solo dall’incontro tra le due cose: persone preparate e regole chiare. Senza le persone, le regole restano carta. Senza le regole, le persone restano disarmate. È un binomio che non si può spezzare.

E la morale, alla fine, è semplice: chi non investe in formazione e chi non scrive regole proprie non costruisce sicurezza. Costruisce solo alibi, che si dissolveranno alla prima indagine del Garante o, peggio, al primo incidente serio.

 




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