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App sulla salute: uno studio su 20.000 app rivela gravi problematiche su privacy e trattamento dati


mercoledì 23 giugno 2021
di GDPRlab.it





Le app sulla salute sono sempre più diffuse ma uno studio della Macquarie University, Australia, pubblicato sul The British Medical Journal, rivela diffuse problematiche relative alla privacy degli utenti e alla correttezza della raccolta dati.

Partiamo da un dato che può contestualizzare meglio la diffusione di queste app, prima di avventurarci nei dettagli: dei 2,8 milioni di app presenti sul Google Play e dei 1,96 milioni di app su Apple Store, oltre 99.000 app appartengono a categorie del tipo medico, fitness, sanitario. La Macquarie University ha individuato oltre 15.000 app gratuite nel Google Play Store dedicate alla salute e le ha confrontate, in termini di politiche di trattamento e protezione del dato, con un campione casuale di 8000 app di genere diverso. I risultati? Oltre l'88% di queste app può accedere e potenzialmente condividere dati personali deli utenti, 2/3 invece possono salvare cookie, 1/3 ha accesso all'indirizzo email, 1/4 può identificare il ripetitore al quale è connesso il dispositivo, dato che apre alla possibilità di geolocalizzare l'utente.

Nell'immagine sotto le operazioni di raccolta dati nei file e nel codice delle app di mHealth (mobile healt). 

Fonte: https://www.bmj.com/

Solo il 4% delle app ha trasmesso effettivamente dati sensibili come informazioni personali e sulla posizione: resta che oltre l'87% delle operazioni di raccolta dati e oltre il 56% dei trasferimenti dati sono però state effettuate per conto di servizi di terze parti che sono, per la maggior parte dei casi, inserzionisti esterni e data analyst.

Tutto questo è accompagnato anche da scarsa chiarezza e opacità: il 28% delle app analizzate non fornisce alcuna policy privacy per la consultazione dell'utente, il 25% invece viola apertamente le privacy policy da loro stesse pubblicate. Di fronte a questi due ultimi problemi però gli utenti sembrano assolutamente passivi: soltanto l'1,3% ha sollevato problemi di trasparenza e protezione dati nelle recensioni di queste app.

Altro problema evidenziato è legato ai canali di trasmissione di tali dati: il 23% di queste comunicazioni è avvenuta attraverso canali non sicuri.

"Questa analisi ha riscontrato seri problemi con la privacy e atteggiamenti incoerenti nelle app mHealth - afferma Gioacchino Tangari della Macquarie University - i medici dovrebbero essere consapevoli e riportare queste informazioni ai pazienti per determinare rischi e benefici dei programmi di gestione sanitaria". Conclusione quanto mai azzeccata: tra la scarsa attenzione alla sicurezza da parte delle strutture sanitarie e la corsa ai dati sanitari che ormai è dilagante, c'è bisogno di una netta inversione di tendenza per garantire la sicurezza di dati personali sensibili come quelli sanitari e per tutelare la privacy degli utenti.




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