GUARDA QUIhttps://www.accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/512/011.jpg

Dettaglio news
Il difficile rapporto tra Google e la privacy: dal nuovo sistema FLoC all'estensione pro privacy rimossa dallo Store di Chrome


giovedì 25 marzo 2021
di GDPRlab.it




Google ha un rapporto difficile con la privacy (forse non solo Google, ma tutte le big tech) e questo non è una novità: la scelta di rimuovere dal Chrome Web Store una popolarissima estensione, estremamente apprezzata dagli utenti, conferma il problema.

Parliamo di ClearURLs, un'estensione che migliora la privacy durante la navigazione eliminando tutti gli elementi di tracking dalle pagine web visitate dagli utenti: metodo di tracciamento, questo, molto utilizzato sul web e Google stessa non fa certo eccezione. Infatti, stando almeno alle dichiarazioni di Roeber, sviluppatore di ClearURLs, sarebbe stato proprio per il danno che questa estensione arrecherebbe al modello di business di Google a portare la Big Tech all'epurazione dallo store di Chrome.

Da parte sua invece Google ha risposto alle critiche dello sviluppatore con una dichiarazione che, ad alcuni, è sembrata surreale: la descrizione dell'estensione era "troppo dettagliata" quindi in violazione con le regole del Chrome Web Store. Sembra, inoltre, che Google abbia criticato anche il fatto che la descrizione non menzionasse tutte le funzioni, tra le quali quella riguardo l'import/export delle impostazioni, la funzionalità di logging e un pulsante di donazione "fuorviante". Nessuna possibilità, però, è stata concessa a Roeber, che si è trovato l'app rimossa dallo Store senza ricevere alcuna indicazione precisa da Google rispetto ai problemi da correggere per garantire la permanenza della sua estensione.

Ma è in corso, attualmente, un altro enorme dibattito al cui confronto "l'affaire ClearURLs" impallidisce, perchè si sta parlando del futuro della privacy e del web: parliamo di FLoC, un nuovo sistema di gestione che, nei piani di Google, dovrebbe portare a sostituire completamente i cookie.

FLoC sta per Federated Learning of Cohorts ed è un API che verrà implementata su Chrome prima come estensione poi come elemento di default presente su Chrome ma anche sui browser concorrenti che volessero partecipare all'esperimento. Scopo di FLoC è quello di individuare una serie di utenti con interessi comuni, le coorti che danno il nome all'estensione stessa: tali coorti metterebbero in salvo Google dai una serie di problemi legati alla privacy perchè questa rinuncerebbe all'ultimo livello di targetizzazione degli annunci mettendo a disposizione degli inserzionisti queste cortii di utenti "anonimi" determinate in base agli interessi di coloro che ne fanno parte e che quindi risulterebbero profilati come i candidati perfetti per un determinato tipo di inserzione. Per fare ciò Gooogle ha approntato un complicato meccanismo di machine learning che, stando ai dati diffusi da Big G stessa, garantisce un efficienza delle inserzioni al 95%, dato molto migliore rispetto a quella ottenuta con la profilazione personale.

Google però ha deciso che, almeno per ora, non implementerà FLoC in Europa e i motivi sono due e molto chiari: il GDPR e la Direttiva ePrivacy. Ovviamente non sono chiari né i dettagli né la discussione interna a BIG G che hanno portato a questa scelta, mentre la conferma della scelta di non sperimentare il sistema in Europa, almeno per adesso, è stata resa pubblicamente in occasione del meeting Improving Web Advertising Business Group (IWABG). “Stiamo per avviare le prime sperimentazioni negli USA ed in altre nazioni selezionate, ma ci aspettiamo di rendere disponibili i test a livello mondiale in un momento successivo“ ha comunque confermato Google.

Big G che però ha già incassato un niet di peso: l'Electronic Frontier Foundation, una associazione internazionale di avvocati e legali specializzati in diritti digitali e libertà di parola sul web ha definito il sistema FLoC "una terribile idea". Superare i cookie come modello non dovrebbe portare, spiega l'EFF, a sostituirli con alternative ai cookie stessi.

L'EFF ha infatti "fatto notare" a Google come non sia corretto ritenere impossibile identificare la singola persona nel contesto delle coorti, perchè vi sono i margini per arrivare ad indentificazioni capillari grazie alle fingerprint, analizzando il comportamento del singolo browser nelle singole attività. Inoltre l'EFF mette in guardia dal rischio di "strategie predatorie"...

Insomma, quel che Google vede come il futuro, per EFF è un ritorno al passato, ma è chiaro che i difensori della privacy e coloro che sui dati guadagnano hanno interessi divergenti: le vedute non si allineeranno, ma sarà dalla loro compensazione che si determinerà il livello di privacy che il web ci garantirà in futuro.




CONDIVIDI QUESTA PAGINA!