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Accordo da 92 milioni di dollari e Tik Tok evita una class action


lunedì 1 marzo 2021
Avv. Gianni Dell’Aiuto





Byte Dance, la società proprietaria di TikTok, il social al centro di non poche polemiche, ha deciso di evitare una class action negli Stati Uniti accettando di versare la non proprio modica somma di novantadue milioni di dollari. Ovviamente il pagamento dell’importo è accompagnato da una non ammissione delle accuse mosse alla piattaforma popolare tra i giovanissimi, vale a dire quelle di avere violato la privacy dei propri utenti: la ragione che ha indotto il management del social a questo accordo è stato quello di voler evitare un pesante contenzioso giudiziario. Ergo , meglio pagare subito piuttosto che affrontare il rischio del giudizio e le parcelle non proprio economiche degli avvocati statunitensi. L’accordo sembra preveda anche la cessazione di comportamenti che potrebbero compromettere i dati degli utenti, salvo espresso consenso

Ma è solo questa la ragione?
Alla base del contenzioso vi sono 21 class action, tutte basate sull’uso improprio dei dati degli iscritti: secondo l’accusa TikTok si sarebbe impossessata illegalmente, tra l’altro, di dati biometrici usati non solo per individuare età e sesso degli utenti, ma anche passioni, gusti, interessi e quant’altro per poter profilare gli utenti. L’attività si sarebbe svolta mediante algoritmi che muoverebbero un complesso sistema di intelligenza artificiale.

Questa particolare tipologia di dati è una tra le più sensibili in materia di informazioni private, in quanto si tratta di connotazioni uniche e permanenti degli utenti che li seguono ovunque, potenzialmente per tutta la vita. Considerato che su TikTok si trovano quasi esclusivamente video di giovanissimi è intuibile la mole di dati utilizzabili per anni: dati che saranno in mano a chi gestisce il social, che potrebbero essere ceduti ad aziende terze per customizzare pubblicità mirata sui singoli... Decisamente un sistema migliore per le aziendeche potranno così evitare pubblicità generica in TV e cartelloni nelle strade, sperando che qualcuno la segua.

Allo stato l’accordo dovrà superare il vaglio di una Corte dell’Illinois, ma al di là di questa ennesima vicenda che coinvolge il colosso cinese del web, pone un’altra particolarità che dovrebbe far riflettere.

Il primo nucleo di quello che oggi è TikTok risale al 2015 e nel 2017 l’azienda cinese ByteDance lo acquisiva per 750,milioni di euro; ad Agosto 2020 il social raggiungeva un miliardo di iscritti, in grande maggioranza giovanissimi, aiutati e invogliati dalla possibilità di accedere semplicemente dichiarando di avere compiuto i tredici anni. Nessun controllo di accesso e pochi controlli successivamente, come dimostrano anche le recentissime problematiche scaturite dal suo uso e che hanno determinato anche l’intervento del Garante Privacy italiano dopo che in India è stato vietato. Novantadue milioni di dollari pagati senza batter ciglio da un’azienda che ha pochissimi anni di vita, pur di evitare una causa che avrebbe potuto mettere in piazza tutte le accuse mosse a quello che dagli hackers etici di Anonymous è stato indicato come un raffinato sistema di spionaggio creato dal governo cinese. Una cifra irrisoria paragonata alla possibilità di disporre e poter comodamente gestire i dati di almeno due future generazioni di consumatori – utenti internet non solo negli Stati Uniti.

In Italia restiamo in attesa delle valutazioni del Garante sulle risposte che darà TikTok alle domande sui filtri da adottare per evitare l’uso a chi non ha ancora compiuto tredici anni.

 




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