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App e sicurezza: i consigli del Garante


martedì 3 novembre 2020
di Avv. Gianni Dell'Aiuto





Che cosa si può fare con le app? Semplicemente tutto. Questi strumenti che scarichiamo sui nostri smartphone, tablet, palmari e computer fino agli orologi connessi in rete servono per giocare, messaggiare, ordinare e pagare la spesa o una cena completa. Anche ogni banca ha la sua app e possiamo evitare di andare in agenzia per le varie operazioni ma, anche volessimo recarci ad uno sportello, potremo scegliere la nostra app preferita di notizie per ingannare l’attesa o quella per prenotare un viaggio o una visita medica.

Siamo però consapevoli di che cosa può accadere ai nostri dati quando decidiamo di aggiungere una nuova icona sullo schermo del nostro terminale digitale?
Ricordiamoci che quel piccolo gesto che facciamo con il dito indice sullo schermo di un cellulare o con il mouse del computer, non è semplicemente un rispondere sì alla domanda se vogliamo continuare la navigazione: con quel gesto, in realtà, rispondiamo sì a tre domande, vale a dire se abbiamo, nell’ordine, letto, compreso e accettato le condizioni di navigazione, forse anche di un contratto e, più che altro, quelle di trattamento dei nostri dati personali. Alzi la mano che lo ha sempre fatto con totale consapevolezza. So che ne vedrei poche. E chissà in quanti vanno a leggere, cosa forse ancor più importante, a chi consegniamo i nostri dati; figuriamoci se ci preoccupiamo di leggere quelle due o tre schermate di indicazioni scritte in legalese e sempre che sia possibile farlo, perché molte app non forniscono alcuna informativa. Ma si dichiara di averle lette. Una bugia di cui non ci rendiamo conto della portata.

Il Garante per la Privacy si è occupato delle app, consapevole dei rischi che corrono navigatori distratti e bugiardi e, in tal senso, ha emesso una serie di raccomandazioni che sembrano quelle di un vecchio saggio maestro e che sarebbe quantomeno utile seguire.

La prima domanda che ci dovremmo fare è quella su chi sia il nostro interlocutore. Quando scarichiamo quella app, il nostro fornitore è la banca dove ho il conto corrente o una società con sede alle Bahamas? Il gioco che userà anche nostro figlio è gestito da una società che conoscete oppure compare solo un nome, magari di fantasia, senza indicare neppure da dove viene offerto questo servizio? Non ultimi aspetti dovrebbero essere relativi al luogo di conservazione dei dati, per quanto tempo saranno trattenuti e, basilare, se possono essere ceduti a terzi; quante volte troviamo l’indicazione che i dati andranno in mano a “partner selezionati”!

Molte app richiedono l’accesso alle immagini contenute nel vostro cellulare, alla rubrica o chiedono la geolocalizzazione. Sono dati indispensabili per il funzionamento di un gioco o per scaricare un libro? Il Garante consiglia di non installare quelle app, e sono moltissime, che chiedono dati non indispensabili per la loro funzionalità quali, ad esempio, città di residenza, numero di cellulare e altro. Se addirittura la mancata comunicazione di alcuni dati impedisce di proseguire l’installazione, o anche la navigazione su un sito, il consiglio è quello di non installarla. I rischi di vedere le proprie immagini preda di chissà chi e non sapere come potrebbero essere utilizzate è abbastanza rilevante.

Il Garante cerca anche di richiamare l’attenzione sulle app che misurano prestazioni sportive e dati fisici: peso, calorie consumate e così via possono essere cedute ad aziende che non solo offrono prodotti medici o integratori, ma che potrebbero anche profilarli per qualsiasi fine.

E in mano a chi andranno le vostre preferenze quando si usano app o siti di incontri? Il Garante continua le sue indicazioni raccomandando di installare una soluzione antivirus anche sul cellulare e usare, anche per questo, password sicure e non disattivare i controlli di sicurezza del dispositivo per accelerare un download. Si tratta, come abbiamo detto, di buoni consigli, ma la circostanza che il Garante abbia sentito il bisogno di richiamare l’utenza ad una maggiore attenzione alla nostra sicurezza on line, la dice lunga su come la strada verso la consapevolezza della protezione del dato sia ancora lunga da percorrere.

 




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