GUARDA QUIhttps://www.accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/335/01.png

Dettaglio news
Scuola online. Le indicazioni del Garante mettono dubbi sul suo futuro


mercoledì 1 aprile 2020
Avv. Gianni Dell’Aiuto





La grave situazione che stiamo attraversando non ha precedenti e, pertanto, soluzioni tampone possono e devono essere adottate, ma vi sono in ogni caso contesti in cui devono essere operate diverse valutazioni e considerare i rischi che si corrono, specialmente se a correre i rischi sono fasce particolarmente esposte come i minori. La scuola online è un pericolo.

Due semplici quanto banali osservazioni. La maggioranza, se non la quasi totalità degli studenti, sono minorenni: addirittura bambini. Le reti da cui si connettono studenti e insegnanti sono quelle della loro abitazione, usate da tutti per accedere alla rete. Quale miglior veicolo per ladri di dati, hackers o anche malintenzionati per entrare nelle nostre abitazioni? Il Garante ha dato una prima risposta, ma sulla sua efficacia sorgono non pochi dubbi.

Altra considerazione. La scuola nasce come attività de visu, aggregazione e socializzazione. In questo mondo già iperconnesso, togliere alle fasce più giovani un’importante occasione di incontro, non si vede che effetti positivi possa avere salvo quelli, si ribadisce, immediati e contingenti di far fonte ad una gravissima emergenza.

Il Garante, in un provvedimento dello scorso 26 marzo, ha testualmente posto in evidenza che “Le straordinarie potenzialità del digitale - rivelatesi soprattutto in questo frangente indispensabili per consentire l’esercizio di diritti e libertà con modalità e forme nuove- non devono, indurci a sottovalutare anche i rischi, suscettibili di derivare dal ricorso a un uso scorretto o poco consapevole degli strumenti telematici, spesso dovuto anche alla loro oggettiva complessità di funzionamento”.

E’ intuitivo come i pericoli siano addirittura maggiori su piattaforme, come molte di quelle utilizzate, che funzionano come veri e propri social, le quali necessitano non solo di cognizioni tecniche per la navigazione, ma anche della consapevolezza del rischio insito in ogni singolo click. Un click sbagliato, può infettare un computer, una rete, far perdere tutti i dati o aprire la porta delle identità digitali e virtuali di una famiglia. Geolocalizzazione e riconoscimento facciale sono ulteriori aspetti da cui non si può prescindere in una complessiva valutazione della complessiva questione. Un esempio utile è l'aumento degli attacchi registrati in questi giorni alla piattaforma di videoconferenza Zoom, adottata da alcune scuole, da molte aziende e da utenti privati. 

Il Garante sottolinea come sia compito di scuole e università adottare le misure per conformarsi al GDPR e che sarà l’Authority a valutare le singole piattaforme ma, in ogni caso, ha adottato il primo documento sulla “didattica a distanza” tenendo conto, tra l’altro, che una scuola dispone anche dei dati dei genitori e del loro status non solo civile, ma anche religioso e altresì dati sanitari. Tutti dati sensibili ai sensi della norma.

In ogni caso, per il momento, non è richiesto alcuno specifico consenso a docenti, alunni e genitori al trattamento dati, ritenendolo connaturato all’attività svolta e all’emergenza. Compito in ogni caso degli istituti adattare strumenti e policy tenendo presente i principi di privacy by design e by default. Questi criteri dovranno indirizzare la scelta delle piattaforme che offrano maggiori garanzie di sicurezza e protezione dati.

Il Garante indica ulteriori misure e linee di condotta, ma restano comunque fondati dubbi sugli aspetti operativi che possono portare anche rischi di profilazione di massa. Dovranno le scuole eseguire una valutazione di impatto in corso d’opera? Sarebbe a dir poco indispensabile e si comprende la portata di eventuali costi, ma la protezione degli utenti in primis, e non in secondo piano, dei loro dati è una priorità che non può passare in secondo piano.

Da quanto emerge, sussiste qualcosa di più forte che dubbi sulla possibilità di utilizzare alcune tra le piattaforme più utilizzate quali Skype, Hangous, Zoom, sulle quali le scuole dovrebbero effettuare un’attività di controllo e forse addirittura di adeguamento. Che dire poi se fossero stati gli insegnanti a scegliere una di queste piattaforme. Non per assurdo sarebbero stati i primi a violare la privacy degli studenti entrando nelle loro abitazioni. Qualcuno ha opposto alla possibile forma di controllo messa in atto dalla scuola, e per questa lo Stato, che la quasi totalità degli studenti lo lascia fare ai social a cui è iscritto: ma questo è un argomento risibile ed è più relativo ad un atto volontario e, spesso, a irresponsabilità e mancanza di controllo.

Passato questo periodo la situazione confidiamo si stabilizzi e, magari, venga individuata a livello legislativo una soluzione che permetta di impartire lezioni online laddove non vi siano altri mezzi, sperabilmente con una piattaforma scuola, protetta, sicura e disponibile a tutti gli studenti, senza dover ricorrere a quelle di aziende private. In ogni caso, e si ribadisce, mai come oggi la scuola è attività da fare e far fare di persona.




CONDIVIDI QUESTA PAGINA!