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Tik Tok, il nuovo social dei giovanissimi e i rischi a cui li espone


giovedì 17 ottobre 2019
di Avv. Gianni Dell’Aiuto





Quali sono le app più usate e scaricate al mondo? La prima, per ora, resta WhatsApp che, con il suo sistema di messaggistica immediata, connette realmente il mondo e ha già fatto il suo ingresso nelle aule di giustizia in quanto considerata valido strumento per comunicare licenziamenti. Spopolano ancora Facebook e Instagram, ma sono state entrambe superate da una nuova creazione, un vero e proprio mostro della rete che, nato in Cina nel 2016, sembra sia la app più usata dai giovanissimi e, in pochi anni, sta registrando cifre di contatti da capogiro. Oltre un miliardo di download e cinquecento milioni di utilizzatori di questa piattaforma che preferisce definirsi di video sharing piuttosto che social. Se pensiamo che il personaggio più seguito su Facebook è Cristiano Ronaldo con oltre centoventi milioni di follower, fa riflettere che su questa nuova piattaforma al primo posto troviamo Loren Gray, cantante e personaggio social che conta 34 milioni di follower e, dopo di lei, giovanissimi personaggi nati sulla rete che contano già oltre dieci milioni di follower, alcuni di loro asiatici.

La maggior parte degli utenti di TikTok, nata originariamente come Musical.ly, è sotto i 25 anni; ne bastano tredici per accedere e poter sfornare, come in una catena di montaggio, video degni dei migliori film maker o network televisivi, con musiche ed effetti speciali. I video vanno dai quindici ai sessanta secondi, un tempo decisamente sufficiente per catturare l’attenzione della giovane utenza. Tutti artisti per un attimo e tutti con la possibilità di avere in tempi brevissimi uno stuolo di followers. Per iscriversi basta avere uno smartphone o altro strumento adatto e dichiarare di avere tredici anni. Controlli zero e via a video e immagini, che ovviamente sono nella disponibilità di tutti e i server si trovano in un territorio come quello della Cina, impossibile da controllare e poco propensa al rispetto degli standard di protezione dati imposti in altre legislazioni.

In tal senso sorgono anche forti perplessità sulla gestione dei dati andando a leggere la Policy per la Privacy esposta sul sito nella versione italiana, sicuramente non aderente alle linee del GDPR. Nessuna garanzia concreta per i dati trattati, sui quali viene anzi apertamente detto che possono essere “condivisi con partner selezionati”; nulla di chiaro neppure in merito alla durata della conservazione che ben potrebbe essere all’infinito.

Il problema che genera questo nuovo social è intuibile e riguarda i dati di giovanissimi che, in maniera molto avventata e senza forma di controllo alcuno, concedono i propri dati personali. Il problema è tale che la Federal Trade Commission ha già comminato una sanzione di 5.7 milioni di dollari, che la società ha accettato di pagare, per avere violato il trattamento dati di minori addirittura sotto i tredici anni. In quella occasione, la società annunciò anche che avrebbe introdotto nuove policy per migliorare gli standard di trattamento per i giovani sotto quella fascia di età. Casi di richiesta di invio di immagini di nudo a giovanissimi sono all’ordine del giorno e, anche se la società ha dichiarato che porrà in essere misure di sicurezza più incisive, sorgono molti dubbi sull’efficacia delle stesse.  Anche in Inghilterra sono state avviate indagini per accertare eventuali violazioni. 

I dubbi poi aumentano in quanto i video che si trovano sulla rete permettono non solo di risalire ai performers di cui la società ha già a disposizione i dati anagrafici e di navigazione, ma al luogo di condivisione del video che, troppo spesso, è l’abitazione dei giovanissimi utenti. Un invito a pedofili, malintenzionati e altro, ma dobbiamo considerare anche gli ulteriori rischi che possono derivare da hackeraggio dati e dall'aver messo a disposizione della società di gestione tutto il materiale necessario per profilazioni: invio quindi di pubblicità mirate, creazioni di identità parallele ecc...

Possiamo quindi aggiungere anche questo apparentemente innocuo giocattolo per giovanissimi tra le polemiche che coinvolgono Cina e Stati Uniti in questi giorni. Le accuse di uso dei dati a fini di spionaggio sono state smentite dalla società, ma indipendentemente da un uso politico dei dati, resta il fatto che restano nella disponibilità del gestore della app. Questa vicenda pone ancora una volta alla luce il problema della consapevolezza di ciò che facciamo in rete e la necessità di creare una cultura di protezione dei dati personali per tutelare la nostra privacy. Un qualcosa a cui, purtroppo, abbiamo abdicato e di cui i più giovani, in un contesto in cui l’apparire e l’essere in rete sembra siano tutto, si disinteressano totalmente. Non ci dovremmo quindi meravigliare se anche il Garante italiano dovesse intervenire nei confronti di questa piattaforma in costante crescita di utenti.




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