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Class Action contro Google: traccia gli utenti anche in modalità di navigazione in incognito


giovedì 11 giugno 2020
di s-mart.biz



 

Google è stata citata in giudizio per aver violato illegalmente la privacy di milioni di utenti: è accusata di monitorare le attività degli utenti Chrome anche quando questi si avvalgono della modalità di navigazione privata in incognito.

La causa è stata depositata alla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto della California dagli avvocati di tre privati consumatori: la richiesta è un risarcimento danni di 5.000 dollari per utente per un totale che potremmo dire indefinito, ovvero quei milioni di utenti che hanno utilizzato la modalità di navigazione in incognito a partire dal 1° Giugno 2016. Ad ora la richiesta di risarcimento ammonta ad "almeno 5 miliardi di dollari".

Cosa sostiene l'accusa
L'accusa sostiene che la modalità di navigazione in incognito dia una falsa impressione di anonimato.

Google traccia e raccoglie i dati della cronologia di navigazione e di altre attività sul web nonostante le tutele che i consumatori adottano per proteggere la riservatezza dei loro dati” è scritto esplicitamente nella denuncia. L'accusa fa quindi appello al "Federal wiretap ACT", la legge federale sulle intercettazioni che garantisce il diritto degli utenti di fare causa contro chi intercetta, ascolta o registra comunicazioni private, ma anche alle normative statunitensi a tutela della privacy.

In particolare, risultano sotto accusa alcuni servizi di tracking come Google Analytics e Google Ad Manager usate da Google, secondo l'accusa, per un tracking subdolo in una modalità esplicitamente presentata come di "navigazione riservata": nel report presentato dall'accusa pare che il tracking avvenga anche se l'utente non fa clic sulle pubblicità supportate da Google. Oltre a Google e alla raccolta dati via browser, è stata anche scoperta l'esistenza di una serie di script utilizzati da moltissimi siti web, estensioni e applicazioni per smartphone per eludere la navigazione privata.

Si parla di tracking estremamente invasivo: informazioni riguardanti gli amici, passatempi e preferenze, brand per creare un profilo dettagliato dell'utente: "dati molto intimi e riservati" sentenzia l'accusa. In pratica l'accusa sostiene che Google stia ingannando gli utenti facendo loro credere di avere il totale controllo sulle informazioni quando è in uso la modalità di navigazione in incognito.

La replica di Google in attesa della sentenza
Un portavoce di Google ha replicato pubblicamente alle accuse specificando che “La modalità Incognito di Chrome dà all’utente la scelta di navigare Internet senza che la sua attività venga salvata nel browser o nel dispositivo da cui si accede a Internet. Come spieghiamo chiaramente, ogni volta che si apre una tab in navigazione privata, i siti web potrebbero essere comunque in grado di raccogliere informazioni sull’attività di navigazione dell’utente durante la sessione”.

In breve, in incognito non vuol dire che non si viene tracciati. La pagina di assistenza di Chrome spiega infatti che la modalità in incognito non impedisce che il tracciamento dell'attività o della posizione geografica siano visibili ai siti web visitati: l'internet provider, il datore di lavoro, la scuola, Google stessa quindi possono comunque avere accesso a questi dati.

 




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