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Il MIT di Boston da le pagelle alle App anti Covid: promossa Immuni


martedì 12 maggio 2020
di s-mart.biz



 

Il Massachusetts Institute of Technology, universalmente conosciuto come il prestigioso MIT, ha pubblicato uno studio che ha valutato il grado di affidabilità e rispetto delle norme sul trattamento dati delle varie applicazioni scelte nel mondo per il cosiddetto "contact tracing". Uno studio che, nei fatti, fornisce un quadro completo dei vari approcci usati nel mondo e di quel "punto di equilibrio" tra privacy e salute pubblica scelto dai vari stati.

I criteri adottati dal MIT sono stati:

  • volontarietà o obbligatorietà dell'aplicazione;
  • limitazioni per evitare utilizzi impropri dei dati;
  • indicazioni specifiche rispetto al termine di distruzione dei dati;
  • quantità di dati immagazzinati;
  • trasparenza gestionale e tipologia di dati immagazzinati (principio di minimizzazione).

Ogni criterio rispettato porta una stella, per una valutazione massima di 5 stelle per le app più rispettose della privacy.

25 sono state le app oggetto di studio, dall'Australia al Regno Unito, passando per Cina, Bulgaria, Ghana e, ovviamente, non manca Immuni, l'app italiana. Con una grossa difficoltà, ha fatto notare subito il MIT: “Quando abbiamo iniziato a confrontare le app in tutto il mondo, ci siamo resi conto che non esisteva un archivio centrale di informazioni; solo dati incompleti, in continua evoluzione, distribuiti su una vasta gamma di fonti. Né c’era un unico approccio standard adottato da sviluppatori e responsabili politici”.

Ad ottenere il massimo, 5 stelle, troviamo le app di Australia, Austria, Repubblica Ceca, Islanda, Israele, Norvegia e Singapore: sono tutte volontarie, raccolgono dati utili limitatamente ai provvedimenti di contrasto alla pandemia, hanno un preciso (e breve) limite temporale per la cancellazione dei dati e infine, una chiarissima policy di tuilizzo. Una sola differenza: alcune utilizzano il bluetooth, altre il Gps.

Al lato opposto, ovvero 0 stelle e un cupo cielo nero in fatto di privacy, troviamo la Cina, carente in tutti e 5 i criteri utilizzati: un giudizio netto dipeso principalmente a causa della mancanza di trasparenza e di informazioni certificate che potessero chiarirne le funzionalità. Anche l'Iran prende uno 0 secco. Una sola stella alla Turchia, ma anche a Irlanda e Francia.

Immuni: dalle (4) stelle alle stalle?
Immuni invece, l'app sviluppata da Bending Spoon e che dovrebbe essere adottata in Italia, una volta entrata in uso potrà contare su 4 stelle su 5. Sempre se verrà adottata: c'è infatti un ultimo scoglio, il Copasir. Il Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sta approntando un parere sul progetto Immuni, che diverrà pubblico appena finite le audizioni con il ministro dell'Innovazione Pisano, i vertici dei servizi segreti, il commissario Arcuri e altri e non appena sarà stata acquisita tutta la necessaria documentazione.

Un punto delicato, molto delicato, effettivamente c'è e sicuramente la relazione del Copasir vi porrà l'accento: la poca chiarezza sul processo che ha portato a scegliere Immuni. La task force di 74 esperti, dopo aver valutato ben 319 progetti presentati, aveva suggerito di procedere ai test in parallelo di due diverse applicazioni, Immuni e CovidApp, prodotta da sviluppatori indipendenti. Il motivo è semplice: se uno dei test fosse fallito, lo Stato avrebbe avuto una seconda opzione già pronta all'uso, un piano B applicabile subito. Ma la politica ha scelto una sola app, preferendo quella ritenuta "ad uno stadio più avanzato".




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