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Garante Privacy: tracciamento contatti via app solo in forma volontaria, no ai droni


venerdì 10 aprile 2020
di s-mart.biz



 

Il Garante della Privacy Antonello Soro, nel corso dell'audizione alla Camera che si è svolta l'8 Aprile, ha tracciato un quadro sui confini e limiti dell'analisi di informazioni a fine di contenimento del contagio Covid, uno dei temi più scottanti di questo periodo. La questione del tracciamento dei contatti, tramite app, al fine di ricostruire le eventuali esposizioni a persone risultate positive al Covid è infatti tema molto dibattuto e sono state m0lteplici le aziende e i gruppi di lavoro che hanno risposto all'appello del governo in questo senso. Questione che si fa stringente, sopratutto in avvicinamento alla cosidetta "fase 2".

Soro ha specificato come sia possibile effettuare questo tipo di trattamento, tracciando i contatti via bluethoot, ma con due importanti limiti: l'emanazione di una norma di rango primario e la volontarietà della partecipazione dei soggetti. Inoltre, ha sottolineato come, pur tenendo fermo il criterio di proprozionalità delle misure adottate, sia possibile pensare il ricorso al contact tracking come strumento importante nella formazione di quello che ha definito il "passaporto sanitario digitale": uno sguardo diretto, insomma, alla fase 2 e al futuro. 

Ha invece bocciato apertamente l'uso dei droni, ritenendo che l'impiego di tale tecnologia violi il canone di proporzionalità: una misura, spiega Soro, troppo invasiva se usata per identificare le persone e verificarne il rispetto degli obblighi di permanenza domiciliare. Non è invece da escludersi l'uso dei droni per la mera verifica di assembramenti impersonali. No anche all'uso del cellulare a mò di "braccialetto elettronico": non è possibile pretendere che le persone non si separino mai dal proprio smartphone.

App di tracciamento e volontarietà
Gran parte dell'intervento di Soro si è ovviamente concentrato su questo punto: il compromesso tra tutela della salute pubblica e diritto alla privacy è quella di aderire al tracciamento della posizione e dei contatti via bluethoot solo su base volontaria, pur riscontrando come possa ottenere ampio consenso da parte dei cittadini l'essere informati di eventuale esposizione a contagiati.

“È preferibile il ricorso a sistemi fondati sulla volontaria adesione dei singoli che consentano il tracciamento della propria posizione. Tuttavia, per garantire la reale libertà (e quindi la validità) del consenso al trattamento dei dati, esso non dovrebbe risultare in alcun modo condizionato”, ha specificato Soro, auspicando “la volontaria attivazione di una app funzionale alla raccolta dei dati sull’interazione dei dispositivi”.

Il volontario che risultasse positivo dovrebbe fornire il codice IMEI del proprio telefono all'ASL che potrà procedere, via algoritmo, all'elencazione degli spostamenti del soggetto a ritroso nel tempo. Chi, entrato in contatto con la persona infetta ed anch'esso aderente volontario, riceverebbe un alert specifico: un SMS con indicato il periodo di incubazione e per comunicare quando sarà possibile eseguire il tampone. Resta ferma la forma pseudonomizzata che dovrebbero avere tali dati, con l'individuazione del singolo soggetto soltanto dopo riscontro della positività al virus. 

Il problema della conservazione dei dati
Rispondendo ai questiti posti dai Deputati in corso di audizione, Soro ha specificato che i dati non dovrebbero essere conservati in database, ma direttamente sugli smartphone dei cittadini volontari che decideranno di utilizzare l'app. Si eviterebbe così la conservazione di dati personali in banche dati dei gestori. Mentre per le tempistiche di conservazione, ha specificato che la forma migliore sarebbe la conservazione dei dati per il solo periodo massimo di potenziale incubazione del virus. 

 




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