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Anonymous italia attacca i siti dei carabinieri


mercoledì 22 maggio 2019
Riflessione di Alessandro Papini



 

L'ultima scorribanda è di ieri sera, parecchi siti web dell'Arma dei Carabinieri sono stati defacciati. Il motivo è riportato nel comunicato di Anonymous 

"oggi rendiamo pubbliche un po' di informazioni carpite ai nostri tanto amati paladini della iustizia, gli schiavi senza cervello, senza ragione che obbediscono soltanto ai padroni! Le stesse persone che dicono che dovrebbero proteggerci, e invece approfittano della loro divisa per uccidere, per fare cariche in manifestazioni alle quali anche loro dovrebbero far parte. Purtroppo loro sono sempre dalla parte sbagliata, caricando su studenti, vecchi, donne inermi come fossero animali da macello. "

Continuando nel comunicato, fanno un sarcastico riferimento a ciò che è successo la scorsa settimana agli avvocati

"Oops, errore! Quelli che dovrebbero proteggerci sono gli Avvocati. Poverini,  gli abbiamo bloccato la PEC e sono andati a sfogarsi sul blog degli amici di Anon Italia." 

Come dicono poi in fondo al comunicato, sono riusciti nel loro intento ovvero creare del caos, far parlare di sé e fare in modo che molte persone che fino a pochi giorni fa non avevano idea della loro esistenza abbiano iniziato ad informarsi.

Beninteso, lo dirò sempre per evitare ogni equivoco, le azioni illegali rimangono illegali anche quando sono mosse da dei principi, giusti o sbagliati che siano. Ma per chi ,come noi, ha a cuore la cultura della privacy tutto questo è un valido aiuto per trovare le giuste argomentazioni con i nostri clienti e fargli fare un ulteriore passo in più verso quella compliance al Regolamente Europeo della privacy. Perchè un registro dei trattamenti o un DPIA non serviranno a niente di fronte ad un controllo o ad una richiesta di risarcimento del danno se poi ci sarà una rete poco protetta, un utilizzo dei sitemi troppo promiscuo, delle protezioni perimetrali poco efficienti.

Come dico sempre c'è ancora molto da fare in Italia e le incursioni degli hacker lo testimoniano quotidianamente. Troppe volte siamo stati permissivi con i nostri clienti, lasciando correre su tante situazioni e adesso ci troviamo in difficoltà a far notare che il pc è obsoleto e pericoloso o che il modo di lavorare con i dati non è corretto.

Siamo noi che dobbiamo fare un inversione di tendenza e imporsi su queste situazioni: è importante rendere i nostri clienti responsabili e coscienti di come custodiscono i dati altrui, confrontarsi con loro costantemente affinchè si arrivi prima possibile alla tanto sperata conformità. Da 2 giorni è finito il periodo in cui tutti hanno chiuso entrambi gli occhi, adesso iniziano a scaldare i motori della macchina dei controlli e noi dobbiamo farci trovare pronti.

Alessandro Papini 
Presidente Accademia Italiana Privacy




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